Analizziamo qual è l’apporto professionale di un terapista occupazionale all’interno delle RSA prendendo le mosse in particolare da modelli ‘client centred’ (ossia quelli che mettono la persona anziana al centro del proprio sistema) e da quelli ‘occupational based’ (ossia quelli che promuovono interventi basati sulle occupazioni di vita quotidiana)
L’incremento della popolazione anziana, le variazioni dello stato di salute legate all’invecchiamento, l’evoluzione dei nuclei familiari e le difficoltà legate all’autosufficienza nel domicilio e nella comunità sono i temi su cui riflettere nella ridefinizione di una nuova concezione di RSA. Per accogliere le richieste e rispondere al fabbisogno sociosanitario conseguenti all’aumento della popolazione anziana c’è la necessità di programmare una nuova immagine culturale, professionale, economica e politica delle RSA. Per quel che concerne l’apporto professionale da parte della Terapia Occupazionale nell’organizzazione delle RSA è la visione elettiva di modelli client centred, ossia che mettano al centro del proprio sistema la persona anziana, ed occupational based, ossia che promuovano interventi basati sulle occupazioni di vita quotidiana (attività di vita quotidiana, attività strumentali di vita quotidiana, sonno e riposo, attività ricreative e di tempo libero, attività di istruzione, attività spirituali, ecc.). Questi modelli sono funzionali in un ambiente protesico che supporta la performance occupazionale dell’anziano e facilita la sua partecipazione al vivere quotidiano. La figura del Terapista Occupazionale potrebbe apportare inoltre un grande beneficio nella gestione dei rapporti con la famiglia ed il territorio, visti anch’essi centrali per garantire una qualità di vita migliore. Il lavoro con le persone anziane richiede un approccio olistico fornito da un team multidisciplinare che sappia rispondere ai bisogni della persona con l’attivazione di setting e servizi in cui ci si impegna a garantire i diritti di dignità, privacy, scelta, indipendenza e performance. Mediante un approccio sociale di caregiving è possibile ridurre sofferenza, ansia, depressione, sconforto e apatia.